Hulk #17

Be psycho 1

 

Colorado

Lentamente, una mano si poggiò sulla paratia di adamantio; la superficie gelida era paragonabile alla sensazione che pervadeva il cuore di Bruce Banner.

- Bruce? – fece il dottor Samson, seduto alle sue spalle, con una espressione leggermente preoccupata – Tutto bene? -

- Si, Doc. Tutto bene…dove eravamo rimasti? -

- A conclusione del primo mese di cura intensiva in questo nuovo rifugio, ti sembra di aver raggiunto qualche traguardo? -

Lo scienziato fece un gesto teatrale dicendo – Non sono verde. –

- Lo vedo, ma come ti senti? -

Di nuovo un lungo silenzio.

- Bruce, mi è sempre piaciuto lavorare con te, parlare con un uomo che voleva liberarsi dei suoi demoni… -

- Scusa Leonard…non mi sento bene oggi… -

Sentirsi bene. Come poteva un uomo che non era mai solo, che si sentiva sempre scrutato da entità maligne e che doveva scontrarsi così spesso con ciò che era, sentirsi bene?

- Lo capisco. D’altronde dovevo aspettarmelo. -

- Cosa? -

- Che avresti cominciato ad opporti alla terapia. -

- Non sto affatto… -

- È normale, Bruce. Ti sei imposto una prigionia che non può che risultare insopportabile… -

- Non è una prigionia. Questo è un ex laboratorio S.H.I.E.L.D.... -

- No, Bruce e lo sai. È un ex sito di detenzione, a scopo di ricerca. -

- Chi ci tenevano qui? L'Uomo Assorbente? -

- Si...pensavano che il Colorado fosse una buona soluzione. -

- E invece è scappato. Pensano che Hulk sia inferiore all'Uomo Assorbente? -

- Chi sta parlando in questo momento, Bruce? So che vorresti farmi pensare che si tratta di Hulk, ma entrambi sappiamo che puoi controllarlo. -

- Già...comunque questa non è una prigionia, sono un uomo libero, ricordi? -

- Mi chiedo se tu lo ricordi. -

 

Luogo imprecisato

Quel raduno ordinato così frettolosamente, che non teneva conto delle varie inimicizie fra i riuniti e i cui scopi erano oscuri, stava snervando i presenti. C’era la Macchia che non smetteva di agitarsi, là erano presenti due o tre supercriminali che sospettava lo avessero visto in pessime condizioni, dopo una disavventura in una sede dell’AIM; seduto, un ragazzino intanto giocherellava facendo affievolire la luce di una lampadina con i suoi poteri elettrici; In un angolo nel frattempo, un tipo silenzioso e massiccio osservava da dietro la sua maschera gli altri ospiti, mentre un altro attendeva appoggiato ad un muro. I quattro avevano lo sguardo fisso su una porta che, sapevano, avrebbero varcato da soli, perciò non cercavano di assemblarsi. Ognuno preferì prepararsi a modo suo, ma nulla poteva prepararli a ciò che gli sarebbe stato proposto.

 

Colorado

- Bruce, pensavo che fossi arrivato almeno a non colpevolizzarti più per la tua condizione. -

- Infatti. -

- Allora perché rinchiuderti qui? -

- Volevo che il tribunale sapesse che non doveva preoccuparsi di… -

- Ti aveva già assolto quando hai fatto la tua proposta. -

- È per la sicurezza di tutti, Leonard. -

- Sicurezza? Tu sei in grado di controllare le tue trasformazioni. -

- Si, ma per quanto? Ti ho detto quello che ho visto nella mia anima: migliaia di personalità, miriadi di Hulk…e se perdessi il controllo? -

- Quindi è per questo che ti sei voluto rinchiudere? -

- Diciamo di si. -

- Cos’hai provato in quel sogno? -

- Non sono incline a considerarlo un sogno, Doc…avevo…ribrezzo di me stesso, perché ciò che vedevo ero io in una panoramica completa. -

- E sei arrivato a rinchiuderti. -

- Che vuoi dire? -

- Non ti ricorda nulla questo comportamento? -

- Non capisco. -

- Vedi, tu hai sconfitto il Diavolo, l’incarnazione di tutta la potenza di Hulk, la figura con cui ti ha fatto scontrare il Maestro. Ti sei chiesto cosa significa questo? -

- Che ho battuto Hulk? -

- Che hai raggiunto il controllo e che quindi il Maestro non tornerà, finché l’avrai. -

- E allora? -

- E allora perché rinchiudersi? Bruce, se devo essere diretto, direi che ti stai punendo, reprimendo come quando ancora non eri Hulk. Il che potrebbe anche funzionare, ma non per sempre. -

- Lo sai che non tratterrò Hulk in eterno. Questo è un dato di fatto, Doc. -

- Questo lo hai capito sperimentando il Maestro, vero? –

 - Non vedo logica nel nostro discorso. -

- C’è invece, Bruce. Hai sconfitto il tuo lato più nero, hai sconfitto il Diavolo. Un atto del genere non può non avere conseguenze. -

 

Gli immensi spazi del Colorado intorno alla caverna che il dottor Banner aveva progettato non apparivano minimamente turbati da alcuna presenza umana: grandi distese deserte correvano all’infinito, ininterrotte. La realtà era ben diversa. Ufficialmente, Bruce Banner era stato assolto dai suoi reati, ma in realtà egli era una mina vagante; certo, si era rinchiuso, cercando di impedire che Hulk si liberasse, ma questo equivaleva a voler nascondere una testata nucleare in una gabbia per canarini, almeno secondo il Consigliere Speciale del Presidente per gli affari Superumani Alden Rusk. Egli aveva abilmente aggirato lo S.H.I.E.L.D. in quanto riteneva che la questione Hulk appartenesse solo ed esclusivamente all’esercito, da sempre. Recentemente i dintorni della caverna si erano riempiti di militari, ma, come si è detto, si nascondevano attendendo. Gli ordini erano imprecisi e ambigui. Proteggere il territorio ad ogni costo e considerare qualsiasi attività sospetta come ostile. Qualsiasi. In pratica gli serviva solo una motivazione valida per un delitto, ma qualcuno aveva appena deciso di fornirgli molto di più. 

- Generale! – fece un milite, richiamando l’attenzione del superiore.

- Dannazione! Rapporto radar? -

- Quattro figure in avvicinamento. Emissioni di energia in avvicinamento, contatto tra… -

Una lama di energia colpì precisamente il tecnico in mezzo agli occhi prima che potesse terminare la frase.

 

- Doc, non so come dirtelo…uh… - l’espressione di Bruce si fece molto, molto seria.

- Che c’è? – chiese il dottor Leonard Samson.

- Vedi queste spie luminose? L’ho installata quando sono tornato da Los Angeles, dopo quella storia degli Z’nox1. Mi ero accorto di essere sorvegliato dai militari e ho installato dei sensori all’esterno. Ora stanno rilevando emissioni multiple di energia. -

- Potrebbe essere qualsiasi cosa, Bruce… -

- Lo so, per questo sto intercettando le trasmissioni dell’esercito. – disse il fisico infilandosi delle cuffie.

- Pensavo che avessero svuotato questo posto e che controllassero ciò che ti viene fornito. -

- Ho costruito questa roba modificando alcune automobiline telecomandate; credono che io sia un appassionato di auto-modellismo. -

- Automobiline telecomandate? -

- Nessuno può tenere a freno uno scienziato.2 -

La radio crepitò un poco per poi iniziare a trasmettere nelle cuffie di Bruce.

- …la prima postazione esterna è stata attaccata…non riceviamo più comunicazioni. Passo. -

- Ci contrapporremmo fra loro e l’obbiettivo, base. Ci serviranno tutti i rinforzi che potete mandarci. Passo. -

- Ricevuto. Messaggio a tutte le unità nel raggio di cento chilometri: priorità Verde-H-Grigio. Sospendere qualsiasi attività e convergere sull’obbiettivo. Passo. -

- Ricevuto Base: Hulk si è liberato? Passo. -

- Negativo. Un gruppo di paraumani sta convergendo verso la zona rossa e…dannazione e quello cos’è? -

 

Ufficialmente, lo S.H.I.E.L.D. non sapeva della presenza dell’esercito, ma aveva intuito che Rusk avrebbe cercato di metterli da parte, perciò aveva inviato degli agenti sul posto, con il preciso ordine di mimetizzarsi meglio delle truppe dell’esercito e di osservare sia Banner che queste ultime.

Ora questa mossa irregolare si stava rivelando vincente. L’esercito non era preparato ad un attacco supercriminale, lo S.H.I.E.L.D. poteva fronteggiarlo.

- Jeff, hai riconosciuto quel tipo? – fece un agente, volando sulla scena grazie a stivali repulsori.

- Chi? -

- Fotone. -

- Eh?! -

- Il tizio con la pistola ad energia; il database lo riconosce come Jason Dean, alias Fotone. Forza sovrumana e la pistola spara laser e ultrasuoni. -

- E quell’altro chi è? Electro? -

- No, si chiama Superchanger, può assorbire l’energia e rilasciarla…ATTENTO! -

Jeff fece appena in tempo a schivare una scarica elettrica, virando in aria.

A qualche metro di distanza, i militari non mollavano e stavano portando in posizione un carroarmato quando un tizio in costume aderente verde ci piombò sopra, provocando una gigantesca esplosione.

- Santo… -

- Fate Fuoco! – gridarono alcuni soldati. Il tizio si era già rialzato dalle lamiere contorte e si faceva avanti minaccioso. Ogni proiettile che lo raggiungeva veniva disintegrato a contatto con la sua pelle indistruttibile. Un enorme spreco di munizioni, non servì praticamente a nulla, mentre a lui bastò schioccare le dita: l’esplosione che ne derivò fu devastante. Solo un soldato rimase in vita, e il criminale non tardò ad accorgersene.

- Chi…chi…sei… - gli chiese il milite, con rabbia mista a dolore.

- Mi chiamo Powderkeg. Il mio corpo produce nitroglicerina, sono dotato di forza sovrumana e sono invulnerabile. E tu? -

 

- Mi stanno attaccando, Leonard. Devo fare qualcosa. – disse Bruce, riponendo le cuffie.

- No, ascoltami. Quei tizi vogliono te. Vogliono Hulk, questo è sicuro. Resta dove sei, ti proteggerò io. -

- E le persone là fuori? -

- Hulk può aiutarli? Te la senti, Bruce? Nonostante le tue paure, vuoi che Hulk riaffiori ancora? -

- Non ho scelta, Doc. Quella gente ha bisogno di un eroe e qui intorno ci siamo solo tu e io. -

 

Ormai era chiaro anche per gli agenti S.H.I.E.L.D. che quella non era una battaglia come un’altra. Quelli che stavano contrastando erano ladruncoli da quattro soldi con superpoteri, ma c’era qualcosa che li rendeva imbattibili; avevano trovato la motivazione giusta per divenire una perfetta macchina da guerra. Erano pochi a quel punto gli agenti ancora in piedi e integri, la potenza di fuoco dei tre era devastante e inoltre, molti soldati continuavano a svanire nel nulla. Senza rinforzi era una battaglia persa.

- Macchia! – gridò verso il cielo Fotone.

Da un varco d’ombra comparve il supercriminale, coperto di quelle  che in apparenza erano macchie, ma in realtà erano varchi dimensionali. – Eccomi. Stavo sistemando ancora un paio di uomini. –

- È il momento. Porta qui gli altri. -

In pochi secondi, il gruppo dei quattro fu riunito.

- Superchanger, sai cosa devi fare; Powderkeg e Macchia, state pronti. Io vi do copertura di fuoco. -

Gli altri annuirono. Le frasi da supercriminale, le battutine idiote erano per lo più sparite; i quattro erano come pervasi da una determinazione inconsueta e inaffondabile.

Superchanger si accostò alla paratia di adamantio e vi pose sopra una mano, imponendo a tutta l’energia del complesso di convergere in lui.

- Ora, Macchia. -

All’interno della caverna, la luce e i riciclatori d’aria si fermarono. Tutto rimase immerso nel buio e nell’aria stantia.

- Doc, dobbiamo intervenire… - fece Bruce -…lo capisci? Doc? - 

 

Il dottor Leonard Samson si trovò teleportato a chilometri di distanza attraverso un varco dimensionale. Accanto a lui scorse due supercriminali, di cui uno, che riconobbe come la Macchia, scomparve poco dopo.

- Chi sei? – fece Leonard, rivolto all’altro.

- Sei il secondo che mi fa questa domanda. Mi chiamo Powderkeg. -

- Sono il secondo? Ti hanno detto che hai un nome di merda? -

Il pugno che raggiunse lo stomaco di Doc era potente, ma se si fosse trattato solo di forza fisica avrebbe vinto lo psichiatra: le radiazioni gamma avevano mutato anche lui, dotandolo di super-forza. Ciò che colse di sorpresa il dottore fu l’esplosione di nitro organica, che lo scaraventò, lacero, oltre una collina sabbiosa. Si rialzò poco dopo, dolorante. I raggi gamma lo avevano dotato di un fattore di guarigione simile a quello di Hulk, il che rendeva sopportabile un’esplosione di tale portata, ma non per molto.

- D’accordo…hai psicanalizzato Hulk per mesi…ora puoi dirlo, - fece Doc, saltando la collina con un balzo – Leonard spacca! -

 

Nella caverna, l’aria fresca penetrò lentamente. Superchanger fece defluire l’energia elettrica, alternandola milioni di volte al secondo, fino ad azzeccare il codice di accesso ed aprire la paratia indistruttibile.

- Buongiorno dottor Banner. – fece Fotone alle sue spalle – Abbia la bontà di seguirci, senza opporsi e senza diventare verde. -

 

Fine prima parte

 



1             In Hulk #15.

2             2 Citazion Citazione.

 

            Così comincia un ciclo su Hulk, scritto dal vostro amabile Vale AlbaDiggi. Si, lo so…frenate i complimenti, è solo l’inizio.

            Qualche breve nozione sui quattro supercriminali visti in questo numero: Jason Dean, alias Fotone, è un malvivente che indossa un bio-costume, in grado di donargli la forza di quindici uomini, amplificando le sue capacità naturali. La sua pistola spara laser e può anche produrre suoni di intensità molto alta, che portano allo svenimento. Superchanger invece è una batteria vivente; di solito si approvvigiona con un generatore che porta sulle spalle, ma può comunque assorbire e riutilizzare l’elettricità. I suoi poteri derivano dall’esplosione di alcuni generatori usati negli esperimenti di suo padre, che cercava di replicare i poteri dei supereroi. Alla morte del genitore, il ragazzo divenne instabile e cominciò ad odiare tutti i superumani. Powderkeg è un criminale le cui origini sono oscure: non si sa come abbia ottenuto i suoi poteri che consistono nella capacità di produrre nitroglicerina dal corpo, di indurre così esplosioni imprimendo forza, nell’essere invulnerabile e nella sua forza straordinaria. La Macchia, il cui vero nome è Jonathan Ohnn, era un ricercatore al soldo di Kingpin. Un errore nei suoi esperimenti generò un buco nero che lo trasportò in un’altra dimensione a pois, dalla quale ritornò coperto di varchi dimensionali che poteva utilizzare a piacimento.

           

  Per il momento è tutto, nel prossimo numero…la misteriosa forza che dirige il quartetto di criminali verrà rivelata.

  Sempre del dirompente (guarda che termine che vado a scegliere…ma d’altronde molti mi dicono che dirompo parecchio…)

  Vale AlbaDiggi

 

            A qualcuno che giocando, mi ha detto che assomiglio al protagonista di questa storia...è grazie a te se non mi sento più un mostro, se la mia rabbia è scomparsa, se la mia ira non c'è più. Grazie, davvero.